Bollette gas o energia gonfiate o più alte del previsto? Rivolgiti subito ad un avvocato per bollette. Possiamo aiutarti a contestare e fare ricorso per le tue bollette. Ti assisteremo nella difesa dei tuoi diritti come consumatore.

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Non è raro ricevere delle bollette di energia o gas molto più alte del previsto e che prevedono costi eccessivi non dovuti. Tuttavia, possono essere diversi i casi che spingono una persona a contestare una bolletta. Parliamo ad esempio di bollette di elettricità o gas con costi molto elevati o che presentano cifre sbagliate, che molto spesso arrivano da consumi stimati e non verificati nel contatore o conguagli. Ecco che in tutti questi casi è possibile contestare le bollette seguendo una precisa procedura.

Le bollette possono essere contestate richiedendo una verifica al fornitore. Dato che questa procedura può risultare complessa, qui di seguito ti spieghiamo chiaramente come contestare le tue bollette. 

I 3 tipi di contestazione bollette più comuni

La contestazione delle bollette di luce, gas e acqua sono i più diffusi e riguardano la segnalazione e risoluzione di presunti errori o anomalie nelle fatture emesse dai fornitori energetici. Nel momento in cui firmi un contratto di fornitura del gas, della luce o acqua, ti impegni a versare al gestore gli importi presenti in bolletta ogni mese. Lo stesso gestore riporta i consumi esatti che sono stati realizzati in un determinato periodo. Se però i dati non tornano, o la bolletta presenta delle irregolarità, o ancora sussiste un malfunzionamento del contatore, è possibile procedere ad una contestazione.

Contestazione bolletta luce – La contestazione delle bollette della luce implica il sollevamento di dubbi o lamentele riguardo a errori nei consumi riportati, tariffe applicate o addebiti impropri da parte del fornitore energetico. I consumatori possono avviare il processo contattando il servizio clienti, fornendo prove a sostegno della contestazione e, se necessario, coinvolgendo le autorità di regolamentazione del settore energetico per una risoluzione. La comunicazione documentata e la richiesta di riesame della bolletta sono passaggi chiave in questo processo.

Contestazione bollette gas – Come accade per l’energia elettrica, la contestazione delle bollette del gas coinvolge la segnalazione di eventuali errori nei consumi, tariffe o addebiti da parte del fornitore del gas. I consumatori possono iniziare il processo contattando il servizio clienti, presentando prove concrete della contestazione e, se necessario, rivolgendosi alle autorità di regolamentazione per una risoluzione. Una comunicazione chiara e la richiesta di riesame della bolletta sono fondamentali per affrontare questioni legate alla fatturazione del gas.

Contestazione bollette acqua – La contestazione delle bollette dell’acqua coinvolge il sollevamento di dubbi o contestazioni riguardo ai consumi segnalati o addebiti impropri. I consumatori possono avviare il processo comunicando direttamente con il fornitore idrico, presentando prove a sostegno della loro contestazione e cercando una risoluzione conciliativa.

5 casi in cui è possibile contestare la bolletta

I consumatori possono contestare consumi inaccurati, tariffe non applicate correttamente o addebiti ingiustificati. Il processo coinvolge la verifica dettagliata delle bollette, la raccolta di prove a sostegno della contestazione e la comunicazione con il fornitore energetico. È consigliabile iniziare con il contatto diretto al servizio clienti, inviando una lettera di contestazione se necessario. In alcuni casi, potrebbe essere utile coinvolgere le autorità di regolamentazione del settore energetico o richiedere un riesame formale della bolletta.

Vediamo nel dettaglio quali sono i 5 casi in cui è possibile fare una contestazione di bollette: 

  1. La stessa bolletta viene fatturata due volte e la fattura riguarda gli stessi consumi e lo stesso periodo;
  2. I conguagli si riferiscono a periodi passati. Ad esempio se si tratta di scadenza successiva al 1° marzo 2018, il conguaglio di gas e luce si prescrive entro 2 anni invece che in 5. In sostanza, se vengono inoltrate fatture di gas o energia elettrica con scadenza successiva al 1° marzo 2018 – per conguagli o a causa di ritardi di fatturazione – è possibile pagare soltanto gli ultimi due anni a partire dalla data di emissione della medesima fattura. In questo caso parliamo quindi di prescrizione breve, in quanto ridotta rispetto agli iniziali 5 anni.
  3. Se i consumi reali sono diversi da quelli individuati in bolletta;
  4. Quando l’IVA non è applicata in modo corretto
  5. Nel caso siano addebitati costi durante il passaggio tra un operatore e un altro.

Secondo la recente giurisprudenza, la prova della non correttezza della bolletta può essere fornita anche sulla base di indizi o in altri modi. È il caso di bollette eccessivamente onerose rispetto a situazioni in cui si ha l’assoluta certezza di aver sostenuto pochi consumi – ad esempio locali commerciali chiusi oppure seconde case utilizzate pochissimo durante l’anno. 

Avvocato per bollette: 3 step per fare una contestazione di bollette o ricorso

Dopo aver visto quali sono i casi in cui è possibile contestare una bolletta, non ci resta che vedere come fare. Ad ogni modo, è fondamentale seguire accuratamente ogni singolo passaggio. Per questo è possibile rivolgersi ad un avvocato per seguire l’intero processo di contestazione.

1. Inviare al fornitore una lettera di reclamo

La prima cosa da fare è inviare una lettera di reclamo al tuo fornitore tramite mail PEC – la posta elettronica certificata – o una raccomandata A/R – ovvero con ricevuta di ritorno – oppure tramite fax. Tuttavia, alcuni fornitori danno la possibilità ai propri clienti di poter inviare la lettera di reclamo online, direttamente dal loro sito.

Ciò che devi subito sapere è che i fornitori hanno l’obbligo di fornire una risposta in tempi abbastanza brevi, pena un indennizzo che si somma a un eventuale risarcimento. 

Ma cosa deve contenere la lettera di reclamo? 

Innanzitutto, la lettera di reclamo deve contenere tutti i dati della fornitura e del suo intestatario. Solo in questo modo è possibile capire in modo univoco per quale cliente si sta chiedendo il rimborso. Tra questi dati, è importante specificare:

  • il codice cliente attribuito direttamente dal fornitore;
  • i dati dell’intestatario della fornitura – nome, cognome, codice fiscale;
  • l’indirizzo della fornitura in cui si è ricevuta una bolletta eccessivamente onerosa; 
  • il codice del contatore che si riferisce alla fornitura in questione. Si tratta di un codice composto da 15 cifre numeriche che ha come scopo quello di identificare il contatore univocamente rispetto a tutti gli altri contatori presenti sul territorio italiano. Per il gas servirà il codice PDR, mentre per l’energia elettrica si chiama codice POD. Entrambi i codici sono sempre indicati nelle rispettive bollette gas e luce;
  • i dati della bolletta contestata, ovvero il numero della fattura emessa e la sua data di emissione.

Il nostro consiglio è quello di includere anche una fotocopia della stessa bolletta, in modo tale che per chi si occuperà della pratica sarà più facile reperirla. 

2. Rivolgersi a dei mediatori affinché sia facilitata la conciliazione

Se non si riceve alcuna risposta nei tempi prestabiliti o se non si è soddisfatti della risposta arrivata da parte del fornitore, c’è la possibilità di rivolgersi ad un mediatore

Facciamo qualche esempio: 

  • associazioni consumatori – importante ricordare che è necessario fare un versamento della quota d’iscrizione; 
  • camera di commercio – con un contributo variabile; 
  • ARERA per luce, gas e acqua – a titolo gratuito.

Grazie all’aiuto del mediatore si provvederà ad organizzare uno o più incontri di conciliazione al fine di risolvere la questione con un accordo. Il primo incontro deve essere organizzato da 10 a 30 giorni dopo la richiesta.

Questa fase deve finire entro 90 giorni dalla presentazione dell’istanza. Nei casi più complessi è possibile ottenere una proroga di 30 giorni. 

3. Intentare causa nei confronti dell’erogatore del servizio

Questa fase è possibile soltanto nel momento in cui si siano già consumati i primi due tentativi amichevoli. In questo caso dovrai rivolgerti a un Tribunale competente o un giudice di pace al fine di valutare la legittimità del comportamento del fornitore. Così facendo si giungerà a una risoluzione definitiva della questione.

Per completezza, se l’importo della contestazione è:

  • Inferiore a  €500: Bisognerà recarsi presso la cancelleria di un giudice di pace per redigere l’atto di citazione (Anche senza l’ausilio di un avvocato se si hanno le competenze e la voglia di procedere in tal senso da soli);
  • Inferiore a €2500: è possibile citare in giudizio e davanti a un giudice di pace il gestore del servizio;
  • Superiore a €2500: Bisogna necessariamente rivolgersi al Tribunale competente con l’ausilio di un avvocato.

Nel caso di vittoria nella causa, è possibile ottenere un risarcimento per spese e stress.

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