Tutti noi avremo sentito almeno una volta parlare di reati tributari, talvolta anche impropriamente. La loro conoscenza è però fondamentale, soprattutto per le conseguenze pratiche e sanzionatorie che ne derivano.

In questo articolo ti spiegherò quali reati vengono configurati come tributari e perché è importante – anche in questo ambito – affidarsi ad uno studio legale.

Diritto tributario: cos’è e di cosa si occupa

Innanzitutto è bene comprendere che cosa sia il diritto tributario, al fine di poter affrontare la tematica centrale dei reati tributari.

In particolare, il Diritto Tributario è definito come un complesso di norme e di principi che tendono a disciplinare e regolare l’imposizione tributaria all’interno del nostro ordinamento, disciplinando e regolando l’imposizione tributaria.

Nell’ambito del diritto tributario si distingue:

  • la disciplina sostanziale: è definita come quel complesso di norme – chiamate impositrici – che introducono e disciplinano l’obbligazione tributaria. Queste norme stabiliscono ad esempio il presupposto impositivo, i soggetti passivi, la base imponibile,  i crediti d’imposta e le esenzioni;
  • la disciplina formale: è definita come quel complesso di norme – dette procedimentali – inerenti l’applicazione del tributo. Queste norme concernono invece l’accertamento, la riscossione e il processo tributario.

Cos’è il tributo?

Nel nostro ordinamento non c’è una definizione esplicita di cosa sia il tributo. La sua definizione emerge dall’indicazione e individuazione delle sue caratteristiche.

Il tributo:

  • comporta il sorgere di un’obbligazione;
  • è imposto coattivamente, tramite provvedimento o legge, dallo Stato;
  • ha un presupposto economico, questo vuol dire che ciò che genera il tributo è sempre un fatto economico;
  • il suo gettito ha come destinazione il finanziamento della spesa pubblica.

In dottrina vengono distinti 4 tipi di tributi:

  1. Tassa;
  2. Imposta;
  3. Contributo speciale;
  4. Entrate da monopoli di Stato.

Reati tributari: quali sono?

In ambito tributario le sanzioni penali possono essere una conseguenza sia di comportamenti illeciti sia di un superamento di determinate soglie di imposta evasa – ad esempio soglie derivanti da errori nella compilazione della dichiarazione dei redditi.

Le sanzioni penali vengono applicate dall’Agenzia delle Entrate ogniqualvolta ne riscontra i presupposti per la loro applicazione. Successivamente vengono notificate con la comunicazione di una notizia di reato e l’avvio di un procedimento penale.

Più precisamente, integrano le varie fattispecie di reati tributari tutti quei comportamenti che sono direttamente lesivi degli interessi fiscali. La legge di riferimento è il D.lgs. 74/2000.

Quindi come accade per i reati fallimentari, sono qualificabili come reati tributari tutti quegli illeciti penali relativi alle realtà aziendali. Nello specifico i reati in questione sono destinati specificatamente a sanzionare la violazione di norme che sono poste a tutela dell’interesse dell’amministrazione finanziaria.

I reati tributari possono essere suddivisi in due macro categorie:

  1. Delitti in materia di dichiarazione;
  2. Delitti in materia di pagamento di imposte e documenti.

Vediamo nel dettaglio quando si verificano e cosa prevedono questi reati:

Dichiarazione fraudolenta attraverso l’uso di fatture o di altri documenti per operazioni inesistenti

Si verifica quando:

  • la dichiarazione, i documenti e le fatture non sono autentici;
  • risultano atti tesi a sviare o intralciare l’attività di accertamento da parte dell’Amministrazione finanziaria.

Si prevede la pena della reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni.

Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici

Si realizza quando il soggetto indica elementi attivi inferiori a quelli effettivi, oppure elementi passivi fittizi, o ancora crediti e ritenute fittizi, al fine di evadere l’IVA o l’imposta sui redditi. Questa fattispecie si riferisce ai soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili.

E’ però anche necessario che – alternativamente:

  • l’imposta evasa sia una somma superiore ai 30.000€;
  • l’ammontare complessivo di tutti gli elementi attivi sottratti è superiore al 5% dell’ammontare complessivo di tutti gli elementi attivi che vengono indicati all’interno della dichiarazione – o comunque superiore a 1.500.000€;
  • l’ammontare complessivo dei crediti e delle ritenute fittizie risulti essere superiore al 5% dell’imposta medesima o comunque a 30.000€.

Anche qui si prevede la pena della reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni.

Dichiarazione infedele

La fattispecie non riguarda solo i soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili, ma ne estende l’applicabilità a tutti coloro che per evadere l’IVA o le imposte sui redditi dichiarano il falso.

Tuttavia, è però necessario che:

  • l’imposta evasa sia superiore a 150.000€;
  • l’ammontare complessivo di tutti gli elementi attivi sottratti all’imposizione supera il 10% dell’ammontare totale di tutti quegli elementi attivi indicati, o che comunque superi i 3.000.00€.

La pena prevista è la reclusione da 1 a 3 anni.

Omessa dichiarazione

L’omessa dichiarazione ci dice che chiunque non presenta la dichiarazione al fine di evadere, nonostante ne sia obbligato, commette reato se l’evasione supera i 50.000€ per ciascun tributo.

E’ importante sottolineare che non configura tale reato chi presenta dichiarazione:

  • entro i 90 giorni dalla scadenza del termine;
  • se non sottoscritta;
  • se è su uno stampato conforme.

La pena prevista è la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 4 anni.

Emissione di documenti per operazioni inesistenti

Tale fattispecie prevede che colui che per consentire a terzi l’evasione dell’imposta emette documenti relativi ad operazioni inesistenti, viene punito con la reclusione da 1 anno a 6 mesi a 6 anni.

Occultamento o distruzione di documenti contabili

La distruzione di documenti o scritture contabili – totale o parziale – di cui si è obbligati alla conservazione per legge, costituisce reato.

Colui che con i propri comportamenti integra la fattispecie in esame è punito con la reclusione da 1 anno e 6 mesi a 6 anni.

Omesso versamento IVA

Si commette reato nel momento in cui non si versa l’IVA dovuta in base alla dichiarazione annuale.

Per tale reato si viene puniti con la reclusione da 6 mesi a 2 anni, quando:

  • l’ammontare supera i 250.000€ per ciascun periodo d’imposta;
  • se il mancato pagamento supera il termine previsto per il versamento dell’acconto relativo al periodo d’imposta successivo.

Indebita compensazione

Si configura ogniqualvolta il contribuente non abbia versato le somme da lui dovute, utilizzando in compensazione dei crediti d’imposta inesistenti o non spettanti. Il tutto per un importo superiore ai 50.000.00€ annui.

La legge afferma che “è punito con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque non versa le somme dovute, utilizzando in compensazione, ai sensi dell’art. 17 del d.lgs.n. 241/1997, crediti non spettanti per un importo annuo superiore a cinquantamila euro. È punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque non versa le somme dovute, utilizzando in compensazione, ai sensi dell’art. 17 del d.lgs.n. 241/1997, crediti inesistenti per un importo annuo superiore ai cinquantamila euro.

Sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte

Si realizza quando chiunque compia atti fraudolenti su propri beni o su beni altrui allo scopo di non pagare le imposte sui redditi, gli interessi e le eventuali sanzioni – per un importo superiore a 50.000€.

La pena prevista è la reclusione da 6 mesi a 4 anni. Mentre qualora l’imposta non versata – oppure anche pagata parzialmente – superi i 200.000€, la reclusione va invece da 1 a 6 anni.

Trasmissione di atti o documenti falsi

Si realizza ogniqualvolta qualcuno esibisca o trasmetta atti o documenti falsi, oppure fornisca dati o notizie non rispondenti al vero, nel corso di un accertamento contro reati tributari.

Reati Tributari e la responsabilità amministrativa 231

La responsabilità amministrativa degli enti relativa al D.Lgs 231/01 implica che nel momento in cui venga contestato un reato tributario all’imprenditore o all’amministratore dell’azienda, si potrà affiancare l’illecito amministrativo a carico della società stessa. Questo implica che potranno essere applicate le sanzioni amministrative pecuniarie e interdittive previste dal D.Lgs.231/2001, anche in via cautelare.

Questo ha reso la necessità del modello 231 per le società ancora più impellente. Soprattutto se si pensa che tra il 2019 ed il 2020 sono stati inseriti nella lista dei reati della responsabilità 231 quasi tutti i principali reati tributari quali:

  • Dichiarazione Fraudolenta mediante l’uso di fatture o altri documenti per operazioni
    inesistenti.
  • Dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici.
  • Dichiarazione infedele.
  • Omessa dichiarazione.
  • Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
  • Occultamento o distruzione di scritture contabili.
  • Indebita compensazione.
  • Sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

L’importanza di uno studio legale nell’ambito dei reati tributari

Come avrai notato, quando si parla di reati tributari si fa riferimento a una serie di fattispecie e comportamenti anche molto diversi fra di loro.

Comprenderne il significato profondo e le varie sfumature non è facile. Allo stesso tempo però, conoscere i reati tributari risulta essere fondamentale per sapere come comportarsi senza incorrere in violazioni che comportino aspre pene.

Per questo motivo la scelta migliore è farsi affiancare dal nostro studio legale legale a Roma Marinelli & Partners o da una delle nostre sedi partner in tutta Italia e farti seguire e consigliare nel modo migliore.

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