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A differenza di quanto ritenuto da alcune persone, non è mai possibile opporsi al divorzio giudiziale. Nelle prossime righe vedremo cosa fare se il coniuge non vuole concedere il divorzio.

In questo approfondimento vedremo nel dettaglio come muoversi in uno scenario anomalo ma non così raro in fase di separazione, ossia il caso in cui uno dei due coniugi non voglia concedere il divorzio. Siamo evidentemente nello scenario di una separazione giudiziale ovvero non consensuale, quindi l’unica alternativa, per quanto dolorosa, è quella di procedere per vie legali, non lo scenario idilliaco ma tante volte necessario.

Ma cosa bisogna fare se il coniuge non vuole concedere il divorzio?

È possibile rifiutare il divorzio?

Partiamo da un concetto che potrebbe sembrare banale ma che non lo è. Alcune persone pensano che sia possibile opporsi alla richiesta di divorzio avanzata dal coniuge. E ovviamente non è così. Entrando più nello specifico, una persone può opporsi alla richiesta di divorzio consensuale o congiunto ma non può opporsi al divorzio giudiziale, quando si viene chiamati a comparire in Tribunale. L’unico modo per “opporsi al divorzio” è quindi la riconciliazione effettiva e reale tra i due coniugi.

Cosa succede se uno dei coniugi non partecipa al processo?

È bene specificare che se uno dei coniugi non si presenta al processo, questo perde la possibilità di far valere le sue ragioni davanti al giudice.

Cosa fare se uno dei due coniugi non vuole concedere il divorzio?

Nel caso in cui uno dei due coniugi non sia intenzionato a concedere il divorzio, l’unica alternativa possibile è quella di rivolgersi ad un avvocato e presentare ricorso in Tribunale. Per quanto riguarda i tempi, a fare fede è la riforma del 2015, quella del cosiddetto divorzio breve.

Il divorzio giudiziale: cosa fare e come richiederlo

Come detto, se il coniuge non vuole concedere il divorzio l’unica via è quella di passare per vie legali, quindi di rivolgersi ad un legale per portare quindi la questione in Tribunale. Ovviamente, per richiedere il divorzio giudiziale e per procedere con la pratica legale, il coniuge deve avere l’assistenza di un avvocato matrimonialista che lo assisterà davanti al Giudice motivando e giustificando, normativa e leggi alla mano, quelle che sono le ragioni della sua richiesta e l’eventuale addebito di responsabilità del dissenziente sulla fine del matrimonio (tradimenti, abbandono della casa coniugale ecc.).

Quindi, nel caso specifico in cui il coniuge non voglia concedere il divorzio, per procedere è necessario che uno dei coniugi, quindi quello che invece vuole ottenere il divorzio, si rivolga ad un avvocato esperto in diritto di famiglia e avanzi la sua richiesta.

I tempi: la riforma del 2015 e il divorzio breve

In base alla riforma del 2015, le condizioni per ottenere il divorzio sono cambiate significativamente. Prima della riforma in questione, per ottenere il divorzio era necessario aspettare 3 anni dalla separazione legale dei coniugi. Con la riforma del 2015, in caso di separazione consensuale è possibile richiedere il divorzio dopo sei mesi.

In caso di separazione giudiziale si dovranno invece attendere dodici mesi. Questa riforma ha portato alla nascita della pratica che ha assunto il nome di divorzio breve. Se uno dei due coniugi si oppone, è possibile richiedere il divorzio breve tramite ricorso al Tribunale.

Chi paga le spese processuali per il divorzio non consensuale

Affrontiamo ora un altro tema delicato: chi deve sostenere le spese legali in questo caso specifico?

Codice Civile alla mano, il Giudice può addebitare i costi della separazione ad uno o ad entrambi i coniugi. Generalmente le spese vengono addebitate al coniuge che ha causato la cessazione del matrimonio per gravi responsabilità, come ad esempio infedeltà o maltrattamenti.

Specifichiamo inoltre che per persone meno abbienti (con un reddito fino a 10.766.33 euro) c’è la possibilità di usufruire di un patrocinio gratuito presso l’Ordine degli Avvocati. Questo significa che le spese della separazione saranno sostenute dallo Stato. Ovviamente questo meccanismo è stato ideato per dare la possibilità a tutti di essere rappresentati da legali professionisti che possano tutelarle e farne valere i diritti. Si tratta di una pratica inclusiva e di grande valore per rendere effettivamente tutti i cittadini davanti alla Legge e, ancora di più, per fare in modo che tutte le persone siano effettivamente nelle condizioni per presentarsi davanti alla legge.

Perché rivolgersi ad un professionista del settore

Specifichiamo che quando si parla di separazione e divorzi, scenari difficilissimi da gestire sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista emotivo, l’ideale sarebbe quello di raggiungere un accordo con il coniuge per semplificare e accelerare i tempi della pratica. Ovviamente questo scenario non è sempre possibile, anzi, in molti casi la collaborazione tra gli ex coniugi, soprattutto nella prima fase della separazione, risulta impossibile.

Fatta la doverosa premessa, se uno dei due coniugi non vuole concedere il divorzio e quella giudiziale risulta essere l’unica via percorribile, il consiglio è quello di rivolgersi ad un professionista del settore che possa essere in grado di accompagnare il Cliente nel percorso legale e soprattutto che possa essere in grado di fornire un sostegno psicologico ed emotivo al Cliente. In uno scenario come quello del divorzio, l’applicazione delle leggi deve essere accompagnata da un grande buonsenso e dal desiderio di tutelare (per quanto possibile) il rapporto, anche se già logorato. E la situazione diventa ancora più delicata dal punto di vista umano nel caso di divorzio in presenza di figli minori, che devono essere tutelati.

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