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I reati contro il patrimonio sono dei particolari delitti che nel nostro ordinamento vengono disciplinati dagli art. 624-648 quater del Codice Penale.

Mentre i reati contro la persona comprendono tutti i delitti che mettono in pericolo o che ledono i beni fondamentali dell’individuo come per esempio la vita, i reati contro il patrimonio configurano una serie di azioni delittuose che hanno tutte lo scopo di offendere i diritti degli assetti economici-patrimoniali altrui.

In questo articolo vedremo nello specifico quali siano i principali reati contro il patrimonio, come individuarli e cosa comporta la violazione della fattispecie di riferimento.

Reati contro il patrimonio: cosa significa

I reati contro il patrimonio indicano i delitti che offendono il patrimonio altrui, ovvero quell’insieme di rapporti giuridici della persona offesa e che hanno natura economica.

Preliminarmente, il concetto fondamentale da approfondire è quindi quello di patrimonio.

Con il termine patrimonio bisogna intendere quel complesso delle attività e delle passività che si riferiscono ad una persona. Bisogna quindi includere nella definizione anche gli oggetti o cose, i rapporti giuridici aventi un valore economico – cioè i diritti e gli obblighi che si riferiscono ad un determinato soggetto – ed anche le cose che hanno un semplice valore affettivo. Bisogna anche sottolineare, per completezza, che con il termine cosa ci si riferisce ad ogni entità del mondo esteriore che riesce a soddisfare un bisogno umano, materiale o spirituale che sia – quindi sia gli oggetti corporali sia le energie come acqua, elettricità e gas.

Quali sono i reati contro il patrimonio e quando vengono identificati come tali

Rientrano nei reati contro il patrimonio i delitti di:

  • estorsione
  • truffa
  • furto
  • sequestro di persona a scopo estorsivo
  • ricettazione
  • rapina
  • riciclaggio
  • appropriazione indebita
  • danneggiamento a immobili o a cose mobili.

Ognuno di questi reati aggredisce – attraverso modalità diverse – il patrimonio altrui, con lo scopo di pervenire ad un illecito arricchimento a danno proprio della vittima. L’elemento comune di questi reati è sempre però l’interesse aggredito, ovvero le sostanze della persona offesa.

Inoltre, prima di vedere le singole fattispecie, è bene sottolineare che i reati contro il patrimonio possono essere commessi soltanto con dolo. Questo vuol dire che l’agente deve commetterli con coscienza e volontà. Inoltre tali eventi devono essere previsti e voluti e devono essersi verificati a seguito di un’azione assolutamente intenzionale. Non sono quindi reati previsti nella forma colposa.

Il soggetto che agisce deve quindi commettere il delitto con lo scopo di voler provocare un danno ingiusto ad altri o di conseguire un ingiusto profitto.

Reati contro il patrimonio: cosa comportano

Il c.p. distingue i delitti contro il patrimonio in due grandi gruppi. Vediamoli nel dettaglio:

  • mediante frode – truffa, usura, appropriazione indebita e ricettazione;
  • mediante violenza alle cose o alle persone – furto, rapina, estorsione, l’usurpazione, e altre violazioni dei diritti sui beni immobili.

Furto

Il legislatore ha previsto questa fattispecie per tutelare il possesso delle cose mobili. L’essenza della norma si realizza nel passaggio del possesso ad un’altra persona.

Il soggetto passivo del delitto è individuato nel possessore della stessa cosa mobile, ed è proprio a quest’ultimo che spetta il diritto di querela in tutti quei casi in cui il furto non sia perseguibile d’ufficio.

E’ importante sottolineare che l’azione di impossessamento della cosa altrui non deve verificarsi attraverso la violenza o la minaccia, perché altrimenti si configura il più grave reato di rapina.

Ai sensi dell’art. 624 c.p. chi commette furto è punito con la reclusione da 6 mesi fino a 3 anni e con una multa da 154€ a 516€.

Rapina

La fattispecie di riferimento – art. 628 c.p. – comprende due figure criminose. Entrambe hanno però in comune l’impossessamento del bene mobile altrui e l’uso della violenza nei confronti delle persone o l’uso della minaccia.

Le due figure sono:

  • Rapina propria: qui la violenza costituisce soltanto il mezzo con cui l’agente ottiene l’impossessamento. E’ un tipico reato plurioffensivo perché la norma tutela sia il possesso della cosa mobile sia la libertà personale;
  • Rapina impropria: qui la violenza è invece usata per conservare il possesso della cosa precedentemente sottratta, oppure per conseguire l’impunità.

Inoltre la rapina è aggravata se:

  • la minaccia o la violenza viene commessa con armi, o da più persone riunite, o anche da persona travisata;
  • la violenza si configura come il porre qualcuno in stato di incapacità di volere o di agire;
  • la violenza o minaccia è posta in essere da una persona che fa parte di associazioni di tipo mafioso;
  • l’agente si impossessa di armi, munizioni o esplosivi, commettendo il fatto in armerie, ovvero in depositi o altri locali adibiti alla custodia di essi.

La sanzione prevista è la reclusione da 5 a 10 anni, con una multa da 927€ a 2.500€. Se si verifica almeno una delle circostanze aggravanti, la pena prevista è invece la reclusione da 6 a 20 anni con una multa da 2.000€ a 4.000€.

Appropriazione indebita

L’obiettivo principale della norma – art. 646 c.p. – è quella di impedire gli attentati patrimoniali che possono essere commessi da colui che è in possesso della cosa mobile altrui.

In sostanza viene punito il possessore di una cosa mobile non sua che si comporta in realtà come se fosse il padrone della cosa stessa, e su essa compie atti di disposizione che per legge spettano invece al vero proprietario.

Il presupposto fondamentale dell’appropriazione indebita è che l’autore del delitto abbia già il possesso di tale cosa mobile. A differenza del furto che invece avviene nel momento in cui si verifica una presa (appropriazione) di un bene che non sia già in possesso dell’autore.

Va inoltre ricordato che la procedibilità del reato è strettamente connessa al diritto di querela senza il quale non si può procedere. Tale diritto va necessariamente esercitato entro un massimo di tre mesi a partire dal giorno in cui si è data comunicazione del fatto che costituisce il reato.

Ad esempio il reato di appropriazione indebita può essere commesso anche nel caso di eredità e successioni in cui l’erede del defunto, prima della chiusura della pratica di successione, si appropria di beni dell’eredità di cui dispone al momento del decesso.

Chiunque commetta appropriazione indebita è punito con la reclusione da 2 a 5 anni e con la multa da 1.000€ a 3.000€.

Ricettazione

Secondo questa fattispecie, risponde del reato di ricettazione colui che “fuori dai casi di concorso nel reato, al fine di procurare a sé o ad altri un profitto, acquista, riceve od occulta denaro o cose provenienti da qualsiasi delitto, o comunque si intromette nel farli acquistare, ricevere o occultare” – art. 648 c.p..

Se il fatto è di particolare tenuità si prevede una pena minore. Inoltre si applica anche nel caso in cui “l’autore del delitto, da cui il denaro o le cose provengono, non è imputabile o non è punibile ovvero quando manchi una condizione di procedibilità riferita a tale delitto”.

La pena prevista per tale reato è quella della reclusione da 2 a 8 anni e della multa da 516€ a 10.329€. Se il fatto è però di particolare tenuità, la pena è più lieve e coincide con la reclusione fino a 6 anni e con la multa fino a 516€.

Riciclaggio

Oltre a far parte dei delitti contro il patrimonio, il reato di riciclaggio rientra anche nell’insieme dei reati finanziari proprio per la sua natura. Infatti è un tipo di reato strettamente legato al denaro e incrimina chi tenta di dare a capitali dalla provenienza illecita un aspetto lecito.

Nello specifico l’art. 648-bis dichiara colpevole ed incrimina “chiunque fuori dei casi di concorso nel reato, sostituisce o trasferisce denaro, beni o altre utilità provenienti da delitto non colposo, ovvero chi compie in relazione ad essi altre operazioni, in modo da ostacolare l’identificazione della loro provenienza delittuosa”.

Il delitto di riciclaggio è un reato plurioffensivo perché non solo è individuato come delitto contro il patrimonio, ma anche perché il bene tutelato è l’amministrazione della giustizia.

E’ inoltre un delitto di mera condotta – è infatti privo di evento naturalistico e di pericolo concreto – nessuna condotta è punibile se non è in essa riscontrabile l’attitudine ad ostacolare la ricostruzione della pista che conduce al bene in apparenza legittimo attraverso tutti i passaggi e le cosiddette operazioni di lavaggio, fino alla provenienza originaria delittuosa.

Per quanto riguarda la pena prevista, se il fatto è commesso nell’esercizio di un’attività professionale, la pena è aumentata. Al contrario, è diminuita “se il denaro, i beni o le altre utilità provengono da delitto per il quale è stabilita la pena della reclusione inferiore nel massimo a cinque anni”.

Usura

Il reato di usura viene disciplinato dall’art. 644 c.p. e si configura quando qualcuno “si fa dare o promettere, sotto qualsiasi forma, per sé o per altri, in corrispettivo di una prestazione di denaro o di altra utilità, interessi o altri vantaggi usurari”.

Si parla di usura soprattutto con riferimento alla pattuizione di interessi che sono applicati a un prestito di denaro. Proprio in quest’ottica la legge ha stabilito il limite oltre il quale gli interessi sono sempre considerati usurari. E’ bene però sottolineare che sono usurari anche gli interessi che, nonostante siano inferiori a questo limite, risultano comunque sproporzionati rispetto alla prestazione di denaro o di altra utilità – come la mediazione – quando chi li ha dati o promessi versa in condizioni di difficoltà finanziaria o economica.

Esistono poi due tipi di usura:

  • presunta: ricorre quando si eccede la soglia d’usura;
  • concreta: ricorre in caso di abuso dello stato di difficoltà della vittima.

L’usura viene generalmente definita come un delitto a dolo generico che è sorretto dalla rappresentazione e dalla volontà di concludere un contratto caratterizzato da interessi o vantaggi usurari – il cosiddetto contratto sinallagmatico – o caratterizzato dall’elemento della sproporzionalità tenendo conto delle condizioni di difficoltà finanziaria o economica in cui versa la vittima. Tra i tipi di usura più conosciuti e diffusi, troviamo l’usura bancaria che rientra nel penale e fa parte dei reati finanziari.

Chi commette usura è punito con la reclusione da 2 anni a 10 anni e con la multa da 5.000€ a 30.000€, così come anche chi opera in funzione di mediatore.

Truffa

Il reato di truffa è disciplinato dall’art. 640 c.p. e si verifica quando “chiunque, con artifizi o raggiri, inducendo taluno in errore, procura a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno”.

La truffa è un delitto caratterizzato dal dolo generico, rilevando quindi la volontà di spingere qualcuno in errore attraverso una condotta che sia idonea a trarre in inganno la vittima – come raggiri o artifizi- cagionando un danno patrimoniale e traendo un ingiusto profitto.

Ai sensi dell’ultimo comma la truffa è punibile a querela della persona offesa “salvo che ricorra taluna delle circostanze previste dal capoverso precedente o la circostanza aggravante prevista dall’articolo 61, primo comma, numero 7”. È quindi un reato perseguibile a querela di parte.

Chi commette truffa è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da 51€ a 1.032€. In alcuni casi specifici la pena è invece differente e comprende la reclusione da 1 anno a 5 anni e una multa da 309€ a 1.549€ nei seguenti casi:

  • Se il fatto è commesso a danno dello Stato o di un altro ente pubblico o col pretesto di far esonerare taluno dal servizio militare”;
  • Quando il fatto è commesso ingenerando nella persona offesa il timore di un pericolo immaginario o l’erroneo convincimento di dovere eseguire un ordine dell’autorità”;
  • Se il fatto è commesso in presenza della circostanza di cui all’art. 61, n. 5”.

Come tutelarsi dai reati contro il patrimonio: l’importanza di uno studio legale

Come avrai già capito, per tutelarsi da questi reati bisogna affidarsi a dei professionisti. E’ soltanto avvalendosi di competenze giuridiche specializzate che è possibile ottenere una consulenza legale ad hoc.

Per questo motivo la scelta migliore è farsi affiancare da uno studio legale che abbia dei professionisti specializzati nella materia.

Se ti trovi o ti sei trovato coinvolto in reati contro il patrimonio, lo Studio legale a Roma Marinelli & Partners è a tua completa disposizione per garantirti tutta l’assistenza di cui necessiti.

Cosa accade se si è vittima di reati contro il patrimonio

Nel caso in cui fossi vittima di reato, seguiremo il corso ordinario del procedimento e del processo. Dopo aver effettuato una valutazione approfondita delle fattispecie accadute, procederemo come di consueto alla redazione di una querela. Nell’ipotesi in cui la fase delle indagini sia stata già conclusa, al fine di garantire in processo la tutela dei diritti dell’assistito, lo studio dell’avvocato Marinelli & Partners provvederà alla redazione dell’atto di costituzione di parte civile.

Cosa accade se si è accusati di essere autori di reati contro il patrimonio

Nel caso fossi l’autore del reato, lo studio svolgerà indagini difensive e procederà all’assistenza legale sia in stato di libertà che in stato di restrizione. Sarà assicurata la presenza in tutta la fase sia giudiziale che stragiudiziale al fine di ottenere l’assoluzione ovvero l’applicazione dei minimi edittali secondo quanto previsto dalla legge.

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